“Contro il logorio della vita moderna”, così recitava una vecchia pubblicità e in qualche modo, la band degli AI! ha deciso di riprendere questo mood per il disco d’esordio. Un progetto ragionato, senza fronzoli e senza frenesia, alla ricerca costante del suono giusto, dell’equilibrio nei suoni e dell’atmosfera adatta. Fuori dal mercato, ma dentro all’amore per la musica. Un debutto discografico per il trio bolognese (Gabriele Ciampichetti, Stefano Orzes e Luca Fattori) che, attraverso 8 tracce, ripropongono un insieme di suoni, sfumature e contaminazioni evocative per un vero “Manuale Illusione”.
Partiamo dal vostro inizio, gli AI! nascono nel 2020, un periodo non fortunato per la nascita di un progetto musicale
«In realtà noi siamo stati la risposta alla pandemia, noi infatti nasciamo nel 2020, ma quando la pandemia è già iniziata. Vivevamo un senso di galleggiamento e sentivamo delle sabbie mobili sotto i piedi. Facendo anche altre cose, noi non ci eravamo mai fermati, ma questa sensazione ci ha fatto venire voglia di ripartire con la musica suonata. Con Stefano Orzes ci siamo ritrovati in uno studio di registrazione appena ci hanno liberato e abbiamo iniziato a lavorare con dei giri di basso. Alla fine ci siamo convinti che valeva la pena fare qualcosa».
Una risposta proponendo anche un genere alternativo. Un album che esce dalle logiche discografiche, anche grazie a brani relativamente lunghi all’ascolto…
«Noi non abbiamo mai pensato ad un ascoltatore tipo in particolare, ma abbiamo sempre fatto quello che per noi era il meglio. L’idea, era raggiungere il come noi viviamo la musica, non il risultato discografico. All’interno ci sono tantissimi ascolti, tantissimi generi e noi abbiamo cercato di mescolarli spero sapientemente, per ottenere una nostra sonorità. Noi non avevamo un’urgenza con questo disco, ma siamo ricorsi alla musica come se essa fosse una medicina per noi. Senza preconcetto e con un fluire naturale. All’inizio non dovevamo uscire con questo album, ma dopo dei feedback di amici e conoscenti ci siamo decisi».
Una cosa che colpisce di questo album, è la costante ricerca dell’ equilibrio, nei suoni e nei generi utilizzati. Com’è stato mettere in equilibrio un progetto del genere?
«Tutti noi ascoltiamo musica da una vita, l’ascolto è per noi fondamentale. Siamo stati attraversati da tanti dischi che ci hanno lasciato qualcosa nell’inconscio. È stato un processo naturale e quasi inconsapevole. Gli equilibri nascono dall’unire in maniera armonica tutte queste influenze e queste necessità. Il raccontare qualcosa nel modo più vero possibile».
Come mai questo titolo “Manuale illusione”?
«Le ragioni sono due: innanzitutto perché Manuale illusione fa giustizia a questo disco, perché una parte fondamentale sono le pause e i silenzi. Un manuale illusione perché non si vede, ma c’è e si sente. E poi per la sostenibilità. A noi non interessa il successo, ma interessa solo il poter portare in giro il nostro progetto, magari in poche date, ma sostenibili e con un pubblico davanti».
Cosa pensi e speri che possa arrivare al pubblico di questo album?
«Questo disco ha bisogno di attenzioni. Noi sappiamo che la musica odierna è molto veloce, ed è ormai un prodotto di consumo. Mi auguro che gli ascoltatori possano lasciarsi del tempo per poterlo approfondire. È un disco che ha bisogno di più ascolti e della situazione giusta. Speriamo che il pubblico si conceda».
Qual è la dimensione migliore per un album così?
«Delle location dove la soglia dell’attenzione è più alta. Ambienti più congegnali a noi. Essere ospitati in una dimensione giusta è fondamentale. Stare in un ambiente che non valorizza il nostro progetto, andrà a scontentare noi e chi ci ascolta. Non abbiamo la necessita di fare tante date, ma vogliamo le location giuste».
Quindi, come sarà l’estate degli AI!?
«Dopo questo evento di Roma ci sarà il Locomotiv a Bologna. Poi vedremo, stiamo ancora organizzando diverse date. Ma come detto, cerchiamo i posti migliori per portare questo album. Nel frattempo dobbiamo creare anche dell’interesse per questo album. Giorgio Canali, che ha ascoltato questo album, ci sta aiutando molto. Poi dobbiamo trovare degli eventi adatti, magari dei festival che possano valorizzare nel miglior modo il nostro racconto».
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