Figlio d’arte, di gran talento e con un universo musicale da raccontare. Alberto Bertoli è uno di quegli artisti che fa sempre belle cose e che riesce a regalare grandi emozioni e momenti indimenticabili. L’ultimo album, è un viaggio nella memoria, nella nostalgia, un regalo per i fan e un omaggio verso un artista indimenticabile. “Due voci intorno a un fuoco” è il titolo del nuovo progetto di Alberto Bertoli e da lui – dalla voce e dalle canzoni – rivive il mito di Pierangelo Bertoli, uno dei più grandi cantautori nostrani e tra i più grandi artisti della nostra storia musicale. “Eppure soffia”, “A muso duro”, “Italia d’oro”, “Pescatore”, sono solo alcuni dei brani che sono stati ripresi per questo album e che in questi duetti ideali, vivono una nuova vita e in una nuova veste. Noi di RDM abbiamo così raggiunto Alberto Bertoli per parlare di “Due voci intorno a un fuoco” e per ricordare Pierangelo Bertoli
Ciao Alberto, è un piacere averti qui con noi. Se sei d’accordo partirei subito con il tuo nuovo progetto “Due voci intorno a un fuoco”. Come nasce questa idea?
«In realtà nasce dalle circostanze: volevo fare qualcosa di molto bello ma spiccatamente familiare per le ricorrenze di quest’anno e ho spinto molto sull’acceleratore del cuore. 20 anni dalla morte ma soprattutto gli 80 dalla nascita andavano celebrati nel modo migliore possibile e mettendo in evidenza cosa sia stato per me e per la musica, e poi, che questa cosa fosse donata a chi davvero gli voleva e gli vuole ancora bene. Insomma, oltre al pubblico l’ho fatto sia per me che per lui. Infondo, siamo sempre stati insieme agli occhi degli altri, lo dicevo anche quando era qui con me».
Un’unione tra due stili così diversi, ma anche così simili. Un incontro intimo su delle canzoni meravigliose tra due grandi voci. Che emozione è per te cantare idealmente in questo album con tuo padre?
«Non ti nascondo che è un’emozione unica e che quando l’ho fatto nella prima serata del Premio Pierangelo Bertoli dal vivo, durante le prove, mi si è stretta la gola. Pensavo, che su quel palco ci avevamo cantato assieme, che poco prima avevo fatto uscire un doppio cd live registrato e proprio da quel palco dove mi presentava fiero. Adesso ero la, con la sua voce e le sue canzoni, ma senza lui. Certo non è la stessa cosa di come quando lo facevamo in casa per i fatti nostri, ma mi ha dato gran parte di quell’emozione. Sì, siamo diversi e si sente, ma si sente anche che siamo simili. Vedi che bella la musica, ti spiega le cose senza bisogno di parole».
Un doppio anniversario importante e festeggiato in un modo unico, con un album ricco di storia, musica, tradizione, affetto e soprattutto bellezza. Ma, della vasta discografia di tuo padre (Bertoli), come mai queste scelte in particolare?
«I brani sono tra i più famosi del repertorio, ma la scelta purtroppo è stata obbligata: avevo bisogno di arrangiamenti più vicini ad oggi e che la sua voce fosse ancora bella e potente. L’unico album best-off ricantato e risuonato che ci fosse era appunto “Una voce tra due fuochi” così ho ricantato con lui su queste tracce che ritengo ancora molto belle e molto rappresentative di entrambi».
«Ma tra queste scelte, c’è anche una canzone che più di tutte ti ha fatto piacere riportare in questo progetto? O che ti ha convinto in modo decisivo per la realizzazione di questo album?
«Qualche anno fa realizzammo il duetto “A muso duro” per una trasmissione di Paola Severini Melograni su Rai 1 per la giornata mondiale delle persone con disabilità. La cosa mi impressionò particolarmente, non l’avevo mai fatto e mi aprì una breccia nello stomaco. Vedere poi da casa il video con le immagini di mio papà dietro me, fu una botta allo stomaco che mi fece pensare che non poteva finire lì. Sono davvero grato a Mario Limongelli per avermi permesso di realizzarlo lottando contro tutti e tutto, tempo compreso. A volte si incontrano persone meravigliose e anche questo penso sia un regalo di Pierangeli (Plurale maiestatis). Tutta la squadra ha lo stesso sentimento e la cosa mi rende davvero felice. Ho sempre pensato che la musica migliore si faccia in famiglia».
Anche il titolo mi sembra un omaggio importante: da “Una voce tra due fuochi” a “Due voci intorno a un fuoco”…
«Si il titolo che gli ho dato rappresenta appunto la famiglia: il fuoco che mio padre piaceva accendere nel camino della sala durante l’inverno, sul quale a volte si grigliava anche la carne. Il fuoco come appartenenza familiare, banalmente il focolare paterno; il fuoco della musica che mi brucia dentro e che quando sento di non poterne più mi risveglia con linfa nuova e nuove idee; il fuoco che sentiamo entrambi crepitare dentro quando siamo davanti alle ingiustizie e che gravano sui diritti; il fuoco che “ti spinge e va” (“Ballata sul percorso”) verso la tua strada che potrà essere “buia, forse, ma mia”».
“Star con Te” è l’inedito che anticipa questo album. Un brano che vede la firma di tuo padre (Pierangelo Bertoli) per il testo e la tua firma per la musica. Un singolo perfetto per omaggiare ancora una volta il grande legame tra di voi…
«In realtà ero molto scettico sull’incidere questa canzone, anche perché bisognava trovare un vestito adatto che le permettesse di unirsi a tutti gli altri capolavori e che non pretendesse di esserne in competizione, ma nemmeno che fosse un Van Gogh in mezzo a dei Picasso. Era una grande sfida davvero e sentimentalmente pesantissima. Per questo ho chiesto aiuto ad uno dei più capaci del settore, come produttore artistico, musicista e tecnico del suono (e non solo). Valerio Carboni con la sua ironia mai troppo pesante, mi ha saputo guidare in un cammino che alla fine mi ha fatto proprio pensare che fosse perfetta. È uno stile che ci unisce. È proprio della “Bottega Bertoli”».
Questo album è un omaggio dedicato a tuo padre, ma anche un regalo al pubblico che non ha mai dimenticato Pierangelo Bertoli. Sapere che è ancora nel cuore di così tante persone e di generazioni così differenti, che emozione ti provoca?
«Penso solo che sia giusto. Io faccio molte cose per ricordare il suo lavoro perché è immenso, sconfinato ma ingiustamente poco conosciuto. Adesso forse qualcuno in più si sta rendendo conto dell’importanza della sua arte e credo che sia un riscatto per tutte le volte che è stata oscurata. I giovani non sono diversi dai più anziani, hanno solo bisogno di sentire e vivere la bellezza».
In conclusione, cosa speri che arrivi al grande pubblico di questo album?
«Spero che percepiscano che per noi della Bottega Bertoli la famiglia è una cosa molto importante, che non è interessata a che tipo di membri siano presenti e nemmeno al numero delle persone. Non implica nient’altro che l’amore. L’amore muove le canzoni di mio padre e le mie. Nonostante diciamo cose forse non troppo comode, la molla che ci spinge è sicuramente l’amore e la fiducia verso l’umanità, un umanesimo cantautorale».
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