Dodi Battaglia non è solo un gran musicista, uno dei chitarristi più amati al mondo o un apprezzato interprete e non è solo l’ex membro dei Pooh. Anche se ciò basterebbe per raccontare un qualsiasi artista, questo non basta per definire il cantante bolognese. Dodi Battaglia è molto di più… Dodi Battaglia è infatti una delle leggende della nostra storia, musicale e non solo! “Nelle mie corde – Canzoni & Sorrisi” è il nome del suo attuale tour, e che lo sta portando e porterà in giro in tutte le più grandi città e i più importanti palcoscenici italiani. Una tournée che vede la regia di Fausto Brizzi, la presenza delle sue amate chitarre, la storia e le avventure di una carriera infinita e ovviamente la musica che ha colorato la vita di tante persone e di diverse generazioni. A raccontare il tour e altre curiosità, lo stesso Dodi Battaglia.

Maestro, è un piacere averla tra le nostre pagine. Inoltre, sono felice di sapere che è tornato in forma e pronto a calcare un palco. Quindi partirei subito chiedendole del suo nuovo tour teatrale che è appena partito: “Nelle mie corde – Canzoni & Sorrisi” e che vede la regia di Fausto Brizzi. Cosa ci può raccontare di questo nuovo tour?
«L’idea dello spettacolo nasce dal mio libro “Le mie 60 compagne di viaggio”. Si tratta di un volume unico nel suo genere, dedicato alle chitarre che negli anni hanno caratterizzato mio sound, il mio stile come compositore ed interprete. Non potendo portare in tournée tutti i miei strumenti, ho dovuto a malincuore fare una selezione».
In questo tour festeggerà più di 50 anni di carriera e aprirà il suo cassetto dei ricordi con il suo pubblico. Cosa ci dobbiamo aspettare?
«Gli strumenti non saranno solo un arredo scenico, ma parteciperanno attivamente allo spettacolo. Ogni chitarra verrà imbracciata per raccontare un aneddoto ad essa legato e per offrire al pubblico una selezione del mio repertorio musicale. Con noi ci sarà l’attrice Eleonora Daniele: sua sarà la voce fuori campo con la quale dialogherò, una sorta di “coscienza” ironica con la quale scambierò battute e riflessioni».
Nel suo spettacolo racconterà una vita all’insegna della musica e sarà sempre in compagnia delle sue amate e fedeli chitarre. C’è però una chitarra in particolare alla quale ancora oggi è affezionato o legato e che le evoca dei ricordi particolari?
«Senza dubbio la Gibson Les Paul Junior del 1954: è con tale strumento che ho eseguito l’assolo più famoso del mio repertorio. All’inizio degli anni Settanta i critici musicali accusavano i Pooh di incidere solo canzoncine d’amore, di non essere in grado di offrire di più al panorama musicale italiano. Noi decidemmo di dimostrare che tali critiche erano ingiuste e così nel 1973 pubblicammo l’album “Parsifal”, la cui title track e l’assolo che accoglie sono entrati nella storia della musica Prog italiana».

C’è per caso anche una canzone, all’interno della sua sconfinata discografia, alla quale è più affezionato o che la emoziona cantandola ancora oggi?
«È difficile per me rispondere: è come chiedere ad un padre quale figlio preferisce… Questo perché ogni canzone è stata il frutto di un lungo lavoro, di discussioni e confronti, di molte ore trascorse in sala d’incisione. Senza dubbio “Uomini soli” rappresenta un momento importante della mia carriera: nel 1990 valse ai Pooh la vittoria al “Festival di Sanremo” e per Valerio Negrini fu una delle punte più alte toccate dalla sua poetica. Si tratta di un testo più che mai attuale, nel quale ognuno di noi ha potuto rispecchiarsi o trovare uno spunto di riflessione».
Una vita con i Pooh e una carriera da solista che ha regalato grandi emozioni come anche il suo ultimo album di inediti: “Inno alla musica”. Insomma, sfogliando l’album dei ricordi possiamo trovare una vita dedicata alla ricerca di nuove sonorità, alla costante ricerca di bellezza nella musica, all’amicizia e condita anche di grandi incontri. Ma qual è stato il momento che ricorda con più emozione della sua immensa carriera?
«Potrei raccontare dei miei grandi incontri artistici. Di collaborazioni con musicisti internazionali come Tommy Emmanuel o Al Di Meola. Un momento davvero importante l’ho vissuto quando ho inciso “Fire”. Si tratta del brano che chiude l’album “Inno alla Musica” ed è stato composto da Alexandra Greene, una delle mie nipotine. Ha solo 11 anni: ho voluto premiare ed incoraggiare la sua passione per la musica inserendo questa canzone, dove lei canta ed io l’accompagno con la chitarra. Ancora non so se in sala d’incisione era più emozionata Alexandra, o più commosso ed orgoglioso io!»
Con i Pooh sono stati anni fantastici, indelebili e incancellabili e immagino che nel suo tour ci sarà ampio spazio anche per i ricordi di quella avventura incredibile. Ma c’è un aneddoto o una curiosità, tra le migliaia di avventure che ha vissuto, che ricorda con piacere e che ricorderà nel corso della tournée?
«Un uomo non crea il proprio destino da solo, ma grazie all’aiuto di buoni compagni. Alcuni di loro fanno ancora musica, altri purtroppo se ne sono andati troppo presto. Sul palco ricorderò Valerio Negrini, fondatore ed ineguagliato paroliere dei Pooh. Parlerò di Stefano D’Orazio, colui che con la sua energia positiva e le doti organizzative ha saputo essere il collante del gruppo».

Tra le tante cose, lei è anche una delle leggende della musica italiana e uno dei chitarristi più amati in Italia e in Europa. Sapere che in tanti hanno iniziato a suonare la chitarra per imitare lei, la emoziona ancora oggi?
«Una buona regola per vivere bene il proprio tempo è quella di non smettere mai di emozionarsi e di meravigliarsi. Per me è da sempre una grandissima soddisfazione sapere che il mio esempio ha saputo essere d’ispirazione per tanti ragazzi, convincendoli ad approcciarsi alla chitarra ed alla musica. Il desiderio di imparare, di migliorarsi è uno sprone che aiuta molto, nella vita».
Di recente è stato anche oggetto di una Tesi di Laurea. L’ennesima dimostrazione del suo pubblico trasversale e generazionale…
«Uno dei punti di forza dei Pooh è stato sempre avere rispetto del proprio pubblico. Questo ha fatto sì che le persone si affezionassero al gruppo, crescendo con esso: negli anni la nostra musica è stata la colonna sonora di innamoramenti, matrimoni, nascite. Ci sono famiglie che abbiamo visto formarsi e crescere sotto il nostro palco, fan che ogni anno tornavano ai nostri concerti portando i figli. E lo fanno tutt’ora.
Dopo questo tour, cosa si devono aspettare i fan da Dodi Battaglia?
«Di sicuro nuovi progetti, perché non so stare con le mani in mano. Ma non chiedetemi quali: ora sono concentratissimo sulla tournée “Nelle mie corde”!»
Foto Copertina – Ph. Domenico Fuggiano