Trombettista, percussionista e producer, Domenico Rizzuto è un vero artista completo, appassionato e di grande talento. Il suo ultimo progetto, “The Undiscovered in the Sky”, è una dichiarazione d’amore al Jazz, tra suoni e colori e un omaggio ad uno dei più grandi artisti della storia musicale, ovvero l’indimenticabile Miles Davis e al suo album “Miles in the Sky”. “The Undiscovered in the Sky” è un album che va oltre, è infatti un vero e proprio oggetto da collezione e un disco da bere. Infatti, l’album è scaricabile con il QR code sull’etichetta della birra artigianale del birrificio calabrese di Vibo Valentia “Fridda Cala”, con un disco per ogni etichetta e una bottiglia che diventa viaggio nella musica. Per un momento unico da gustare con il palato e da ascoltare con le orecchie per viaggiare con la mente. Per parlare di questo album abbiamo raggiunto Domenico Rizzuto e la sua tromba per una piacevole chiacchierata.
Ciao Domenico, partirei con una domanda semplice, ma non banale: come stai?
«Bella domanda! Questa è una domanda sottovalutata, ma importantissima per me. Abbiamo passato un periodo che è stato difficile per tutti. A livello professionale è stato complicato, ma c’è chi è riuscito a lavorare e a sfruttare il tempo a disposizione per lavorare nei vari progetti. Questo album nasce prima del lockdown, ma sono riuscito a sfruttare quel periodo per lavorare più in studio e mettere a fuoco le idee».
Quindi questo tuo album non è figlio del lock-down, ma sei tra quelli che hanno saputo sfruttare meglio quella situazione.
«Esattamente! Come dicevo l’idea è venuta prima, ma sono riuscito a sfruttare quella situazione per completare il progetto. Tante di quelle ore sono state passate nello studio di registrazione. Sono veramente entusiasta di questo progetto».
“The Undiscovered in the Sky” è il titolo del tuo album, ma come nasce questa idea?
«“The Undiscovered in the Sky” nasce come omaggio a Miles Davis e al suo “Miles in the Sky” e al ricordo che io ho della sua musica. “Miles in the Sky” è uno di quei dischi che ti stregano al primo ascolto e che ti lasciano ricordi ed emozioni indelebili. Ho preso tanti suoni dell’album e lì ho manipolati e lavorati elettronicamente e ho tirato così fuori quella che è diventata la mia musica, insieme alla mia tromba. Insomma, ho voluto lavorare immaginando Davis».
Una dichiarazione d’amore al jazz, all’indimenticabile Miles Davis e al suo album “Miles in the Sky”, ma cosa rappresenta questo album?
«Questo è un album simbolo. È il disco in cui sono stati utilizzati gli apparecchi elettrici. La chitarra elettrica, il basso elettrico e la tastiera. Insomma, sicuramente un album rivoluzionario, anche perché da lì in poi il linguaggio è totalmente cambiato. Ha dato un input importante per la musica che è venuta dopo. Per me è stato un album importante e formativo».
La birra come supporto per questo tuo “disco da bere”, come mai questa scelta?
«L’album è appunto venduto sotto la forma di una birra artigianale. L’idea nasce dalla ricerca di un nuovo supporto e non il classico CD. Anche perché come per i vinili, oggi, anche il CD è più un oggetto da collezione che utile all’ascolto. In pochi lì utilizzano ancora e così è venuta l’idea di pensare ad un nuovo supporto con un oggetto di uso comune. Insieme ad un mio amico, che mi ha supportato nell’idea, siamo riusciti a realizzare questo progetto e ad utilizzare un oggetto di design creativo e da collezione. L’idea è stata anche quella di creare un momento da ricordare. Il gustarsi una birra ascoltando musica nei ritagli di tempo e stare in pace con se stessi».
Oltre alla birra e alla musica, nell’album è presente un’altra tua grande passione: l’astronomia. Un viaggio musicale e spaziale quindi?
«Sì! Già la copertina è una rappresentazione artistica di questa passione. Infatti, Marco Facciolo ha disegnato il buco nero recentemente fotografato nella nostra galassia. Nella mia musica ho voluto ricollegare tutte queste scoperte astronomiche fatte con le nuove tecnologie. Tutto il lavoro che c’è dietro, lo studio, la ricerca e la scoperta, proprio come nella mia musica. Mi piace rappresentare e collegare la musica alle scoperte scientifiche e allo studio che c’è dietro. Anche la mia musica ha studio e lavoro».
La tua vita è stato un continuo viaggio per il mondo. Tra concerti, musica e location favolose, ma con la tua Calabria sempre nel cuore. Questo “disco da bere” immagino che ti riporti alla tua terra?
«Sicuramente sì! Le proprie origini e il proprio vissuto fanno parte della storia di un qualsiasi artista e ne influenza la propria arte. Il mio è un legame inscindibile anche se non vivo più in Calabria da quasi 10/15 anni. Ho girato tanto, ma il legame con le proprie origini non si può dimenticare».
Questo album è uscito verso la fine del 2022, ma cosa ci dobbiamo aspettare dal tuo 2023?
«Stiamo lavorando per portarlo in giro. Faremo la presentazione live l’11 febbraio a Roma in una galleria d’arte a San Lorenzo (Gallerie delle Arti). Farò una performance audio video in cui porterò dal vivo i brani e creeremo delle clip in digitale che verranno proiettate durante il concerto. Vogliamo coinvolgere lo spettatore in modo completo».
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