Eugenia Tamburri, la pianista di Scordato con un talento indimenticabile

Eugenia Tamburri è uno dei grandi talenti musicali che la penisola italiana ha sfornato negli ultimi anni. Dal Molise, dove è considerata una delle eccellenze prodotte dal territorio, al grande schermo, dove è stata diretta da Rocco Papaleo nel film Scordato (dove è protagonista anche la cantante Giorgia). Artista raffinata ed elegante, la Tamburri ha dedicato l’intera vita alla musica e alla costante ricerca del sapere: “Ho sempre voluto studiare e conoscere, avevo paura di affrontare le discussioni con il rischio di non sapere le cose”. Competenza, passione e amore, questo e molto altro è quello che ricerca Eugenia nel suo percorso artistico, di vita e di studio.

Artista dal talento indiscutibile e aggraziato, capace di far emergere sensazioni, sentimenti e cultura, un’anima gentile alla ricerca della serenità e della felicità. Della vita, della storia, delle promesse e della musica, il racconto di un artista a tutto tondo, ricca di talento e umanità. L’intervista ad Eugenia Tamburri per RDM.

Ciao Eugenia, partirei chiedendoti come stai?

Bellissima, ma complicatissima domanda. In questo periodo sto così e così. Sono capitate tante cose in questo momento, belle e brutte. La risposta tecnica è il classico: “sto bene”, così da evitare domande ulteriori. Spesso mi capita di rispondere con le citazioni di Flaiano tratte dal Diario degli errori o magari mutuando la filosofia di Nietzsche, che un po’ mi appartiene. La felicità per me è il desiderio di quello che già ho. Perciò, cerco di farmi bastare quello che mi circonda e mi appartiene. In realtà, la promessa che ho fatto a mio papà, è di raggiungere la serenità, che non ho ancora raggiunto al 100%, ma sto lavorando per raggiungerla. Per rispondere: “posso dire di essere alla ricerca della serenità!”

Ma questa ricerca della serenità e della felicità, è un po’ anche la ricerca di se stessi?

Certamente! È una ricerca continua di noi stessi. Una cosa non facilissima da spiegare, che, come nelle tragedie greche, porta a non credere al vero o di credere ad una sorta di autoinganno. Una scelta consapevole nel giustificare la realtà che ci circonda. Credere a qualcosa che si sa non essere vera o non credere a qualcosa che effettivamente vero è in realtà. Quella scelta dell’autoinganno, come raccontato da Tiresia o da Esopo nella storia de La volpe e l’uva. Il meccanismo dell’autoinganno per superare i momenti è una sorta di autodifesa. Questo è quello che è successo anche a me, tra la morte di mio padre, l’uscita del disco, il film e altre attività, ho dovuto creare un meccanismo di difesa da quello che mi circondava. Questa ricerca mi sta rimettendo in linea. Non voglio ingannare me stessa, ma è per me una ricerca del tempo perduto.

Una delle eccellenze del Molise e tra le protagoniste di Scordato, l’ultimo film di Papaleo. Un’altra grande esperienza per te…

L’esperienza di Scordato è nata quasi per caso. Infatti, all’inizio la prima mail andò persa nello spam e cestinata per errore. Poi, all’inizio cercavano un pianista uomo ed è stato proprio Papaleo a insistere con me e alla fine sono stata scelta. Con il film c’è stato un legame forte fin da subito, anche per via del mio passato così affine. Ho ripensato a quello che sono stata e a quello che mi piacerebbe essere. Non parlo di soldi, ma di altro. Di avventure, esperienze e maturità. Avere quella fortuna di non avere scrupoli di coscienza e poter tornare a casa tra gli affetti e la serenità. Mia nonna in dialetto molisano diceva: “fai il bene e dimenticalo, fai il male e pensaci”.

Un’esperienza nata quasi per caso e che senti tua per un parallelismo con la tua storia…

Scordato mi ha aiutato, anche perché ci sono situazioni mutuate e filtrate, ma sono le storie che ho vissuto. Lo sento mio in maniera quasi spaventosa. È umano guardare con timore a vent’anni le proprie origini, perché pensi di non uscire da certi meccanismi. Però, poi dopo ti rendi conto che quel terrore, altro non era, che la semplice visione di una ragazza giovane. Oggi, con ben altra maturità, capisco quel meccanismo di difesa e di isolamento. Io sono “fuggita” perché non potevo fare altrimenti, per i miei studi e per la mia vita. Così, da Isernia e con il minuetto (il treno ndr.) sono arrivata a Roma. Non rinnegherò mai le mie origini molisane, se sono così è grazie a quelle origini, alla mia famiglia e ai racconti di nonna.

Una carriera ricca di episodi, momenti e attimi. Una vita dedicata all’arte, allo studio e alle sue sfumature…

Ho sempre voluto studiare e conoscere, avevo paura di affrontare le discussioni con il rischio di non sapere le cose. Non ho paura della morte, ma ho paura di non saper partecipare alle conversazioni. Mi sono anche iscritta all’università come piano b e trovo veramente appagante il mondo universitario. Sto studiando filosofia cognitiva e spero di raggiungere presto il dottorato. Non c’entra nulla con la musica, ma come mi diceva mio padre: “è meglio avere un piano b, anche perché nella vita non si sa mai”. Sono innamorata di molti scritti filosofici e sto cercando di capire il perché di tante domande. Però, la musica, mi accompagna fin dall’infanzia, ho sempre desiderato suonare. Poi, ho lavorato anche in teatro e con diversi attori e registi, ho prestato le mani in diversi film e ho lavorato anche con Paolo Genovese. Poi la radio e tante altre esperienza, insomma, non mi sono fatta mancare niente.

Tanti anche gli incontri, ma ce n’è uno che reputi più importante per la tua carriera?

L’incontro con Valerio Binasco, che è un regista, attore e un grande musicista dell’anima. L’ho conosciuto durante un provino casuale. Alla fine mi chiamò per suonare il pianoforte per le Fenicie di Euripide al Teatro Greco di Siracusa nella stagione 2017. Quei pomeriggi passati insieme a Valerio a riscrivere il testo per Le Fenicie insieme ai carnet musicali di Arturo Annecchino, sono stati un’altra grande prova. Non dimenticherò mai quell’esperienza e quell’incontro, è stata fortificante. Inoltre, mi sono confrontata anche il con il teatro antico ed è stata un’esperienza unica, vista anche la mia passione per la tragedia greca.

Diverse le avventure e tanti gli appuntamenti, tra cui l’incontro con Ornella Muti. Cosa ci dobbiamo aspettare ancora?

Ho raccolto qualche indizio, ma non so ancora dire cosa la gente possa aspettarsi da me. Posso però dire, che con Ornella Muti, riprenderemo il nostro percorso a marzo 2024 e saranno diverse le date, in Italia e in Europa. Stiamo confermando il tutto in questi giorni. Questo progetto è piaciuto in modo sorprendente. Forse faremo un altro tipo di spettacolo, sempre su questa falsariga. Io mi sono resa disponibile da subito. Porteremo Beethoven in un contesto e una forma diversa, ma quando la musica è bella, sì può portare ovunque. Con Luciano Gangi invece faremo ancora qualche data all’Emilia Romagna Festival, sono stata lì già ospite diverse volte e sono contenta che si ricordino della pianista molisana.

E oggi? Cosa ti porta felicità?

Oggi mi nutro degli allievi al conservatorio, che da tre anni seguo. Mi piace insegnare, anche perché ho avuto un’istruzione salesiana e adoro lavorare con i giovani.

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