Fabrizio Mainini: «Il Novara Dance Experience è un iniziativa preziosa per il movimento della danza»

Fabrizio Mainini è una vera istituzione della tv italiana, ballerino con tantissima esperienza e coreografo tra i più apprezzati del piccolo schermo. Tanti i momenti di varietà creati da lui durante Tale e Quale Show, Made in Sud, Top Dieci, L’anno che verrà e i Migliori anni, solo per citare i programmi più recenti di una carriera longeva e di grande successo. Mainini è anche tra i protagonisti con una masterclass del Novara Dance Experience, uno dei Festival internazionali della danza più importanti del paese. Così, nella speranza che tutto riparta al meglio e che la danza torni ad essere centrale nelle nostre tv e nel panorama culturale italiano, abbiamo raggiunto telefonicamente Fabrizio Mainini per farci raccontare del suo ruolo al Novara Dance Experience, della sua carriera, dello stato di salute della danza e qualche retroscena del suo incredibile lavoro.

Ciao Fabrizio, come stai?

«Questa domanda mi spiazza (ride ndr.). Adesso sto meglio, anche se abbiamo avuto una bella botta che ha portato ad allontanarci per un lungo periodo. Io poi ho avuto problemi anche con Tale e Quale, dove c’è stata un’edizione che fortunatamente siamo riusciti a portare a casa, ma è stata dura».

Immagino allora la difficoltà di lavorare con il covid…

«Se non sbaglio era il dicembre 2020 e io avevo il corpo di ballo ridotto di almeno 4 persone e non potevo far esibire più di 5-6 persone per balletto. Ricordo di aver portato in scena quasi 50 esibizioni, senza contatti e senza poter lavorare vicini… è stato molto faticoso coreografare mantenendo queste distanze e questi vincoli. È stato veramente difficile quel periodo, senza dimenticare anche la chiusura di molte scuole di danza e molte attività che purtroppo sono sparite per il brutto colpo. Però, noi siamo come la fenice e dalle nostre ceneri risorgiamo».

Qual è ad oggi lo stato di salute della danza?

«Non dei migliori, già prima della pandemia la danza veniva considerata come la cenerentola della cultura. Speriamo però che ci sia una ripresa per il movimento, sia per le rappresentazioni e gli eventi dal vivo, che per la tv».

Fabrizio Mainini – Novara Dance Experience

Sei tra i protagonisti del Novara Dance Experience e durante la kermesse terrai una masterclass di danza moderna…

«Esattamente! Terrò una masterclass con alcuni ragazzi che penso faranno parte del concorso, ma sarà comunque aperta. La lezione non si svilupperà come una solita masterclass, ma cercherò di montare una vera e propria coreografia. Vediamo come i ragazzi affronteranno il lavoro, ma spero e penso di riuscirci. Cercheremo di montare una coreografia con delle vere situazioni e dove cercherò di proporre tutto il mio lavoro, proprio come accade in tv. Inoltre, avrò la possibilità di tenere anche il galà finale del 25 giugno e quella sarà un occasione per vedere anche dei nuovi talenti, sarà una vetrina importante per coloro che parteciperanno».

Sei uno dei più amati coreografi italiani, ma quanto sono importanti questi eventi per il mondo della danza?

«Sicuramente è un evento che da un po’ di linfa vitale al settore, anche perché Francesco Borrelli è una persona professionale, si impegna molto in quello che fa ed è una vera garanzia per l’ambiente. Il Novara Dance Experience è un iniziativa preziosa per il movimento della danza e dà la possibilità di far conoscere questi ragazzi e di farli vedere durante il galà finale. Speriamo che questo sia solo l’inizio di una nuova era».

Ti abbiamo visto a Tale e Quale show durante i momenti di prove e backstage. Ma Fabrizio Mainini come insegnante com’è?

«Nell’occasione degli stage sono abbastanza tranquillo e sereno, anche perché in un’ora e mezza o comunque avendo solo uno o due incontri puoi solo conoscere i ragazzi. Quindi cerco di essere paziente, cosicché i ragazzi possano lavorare serenamente. Come coreografo invece sono più severo, anche perché avendo i tempi più ristretti, soprattutto quelli televisivi, ci tengo al fatto che il lavoro sia fatto in maniera impeccabile».

Immagino allora che a Tale e Quale Show non sia facile lavorare in tempi stretti e con tanti artisti diversi. Anche se, il lavoro svolto da te e il tuo corpo di ballo ha riportato in tv dei veri momenti di varietà e quindi, citando Loretta Goggi: “Chapeau”…

«Il lavoro di Tale e Quale è carico, pieno e intenso. I tempi del programma sono veramente forsennati. Lunedì si lavora per montare tutti i balletti, abbiamo soltanto 8 ore a disposizione e in una giornata dobbiamo montare circa 5-6 balletti; il martedì deve essere tutto pronto per l’incontro con gli artisti che poi dovranno mettere in atto la coreografia; il mercoledì si sta in studio per la prova con le telecamere; il giovedì c’è la prova generale e il venerdì c’è la puntata. Quindi in 2-3 giorni dobbiamo organizzare tutti i balletti per la puntata. Il lavoro è tanto e le ore sono solo quelle, ed è per questo che quando la cara Loretta Goggi ci fa i complimenti fa piacere. Viene infatti apprezzato il lavoro e la fatica che c’è dietro all’esibizione».

Gran galà della danza
Gran Galà della danza

Hai vissuto gli anni d’oro della tv. Come pensi che sia cambiato il modo di fare danza in tv?

«C’è stato un impoverimento della danza in televisione e questo ovviamente mi dispiace. Il balletto ha sempre una sua importanza, in qualsiasi trasmissione ed è sempre un momento bello. La gente sente la musica, vede dei corpi muoversi e sente quell’energia in più rispetto all’andamento classico della trasmissione. Un’esibizione fatta bene in televisione piace sempre ed è una botta di energia per il pubblico».

Ma come mai questo impoverimento televisivo verso il settore della danza?

«Il problema è che il balletto viene considerato più come un contorno e non più come un momento centrale dello spettacolo. Non è più il fulcro di una trasmissione televisiva, ma è quasi un accompagnamento al cantante o un momento di riempimento della scaletta. Quando facevo Fantastico, i balletti duravano anche 5-6 minuti e poi c’erano anche le sigle televisive ballate. Insomma, quasi un altro mondo! L’impoverimento poi è dovuto anche dai costi che una rete dovrebbe sostenere. Nel balletto bisogna considerare la presenza di tante componenti, come il coreografo, il corpo di ballo, gli assistenti, i costumi, la scenografia e l’arredamento. Così, una rete, per diminuire i costi elimina il varietà e punta su format che hanno un costo minore».

In conclusione, quali sono adesso invece i progetti per il futuro di Fabrizio Mainini?

«Sono scaramantico e non dico mai nulla finché non prendo la penna in mano e firmo il contratto».

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