Giancarlo Di Muoio è un cantautore impegnato e raffinato, che esorcizza il dolore attraverso la musica. Con il suo ultimo brano “Gerry”, il cantautore si mette a nudo e riesce a fare tesoro di una perdita, di un dolore straziante che sembra togliere il respiro e il pavimento da sotto i piedi, ma da quella brutta esperienza la forza di ripartire e di rinascere. Il brano, è quindi un messaggio di speranza, una canzone di ripartenza per riuscire a ripartire da un momento difficile, attraverso la musica. Così, Giancarlo di Muoio, si è raccontato a noi, tra “Gerry”, i suoi esordi e gli obiettivi futuri.
Ciao Giancarlo, come stai?
«Adesso posso dire di star bene. Come ho già detto, ho iniziato un nuovo percorso della mia vita di uomo e di artista, ed è tutto grazie a mio padre e ai suoi insegnamenti. Ad oggi sono molto curioso e cerco di vivere il momento, senza pensare troppo al passato».
“Gerry” è il tuo ultimo brano, ma come è nato?
«Questa canzone mi è stata donata e ancora oggi non riesco a spiegare come mi sia arrivata. È stato come un suggerimento, un qualcosa che non mi era mai capitato, una forza che mi ha spinto a scrivere. Dopo aver pensato alle ultime parole di mio padre, dovevo scrivere una canzone che colpisse al cuore della gente».
Questo brano può essere utile per esorcizzare il dolore?
«Io credo nel potere straordinario della musica, come diceva Aristotele: “la musica è la medicina dell’anima”. Per me è stato importante avere la musica come strumento di rinascita. Dopo la morte di mio padre, la musica mi ha aiutato a non sprofondare»
Questo quindi lo possiamo considerare come un brano di rinascita?
«Mio padre ha tracciato il mio nuovo percorso artistico e personale e questo brano ne è la conferma».
Il tuo cammino è partito da un incontro con Fabio Concato con la quale nasce il brano “Amico mio”…
«Lavoravo già come musico terapeuta e stavo facendo ascoltare le mie canzoni alle case discografiche, ma senza alcun successo. Avevo questa canzone nel cassetto (“Amico mio” ndr.) e tramite un’amicizia comune ho avuto la fortuna di far ascoltare il pezzo a Fabio Concato. Fabio si è innamorato immediatamente del brano e lo ha voluto cantare con me. Lì è iniziata la mia carriera da cantautore, ma è nato tutto spontaneamente. Ho avuto la fortuna di lavorare con Fabio Concato e di fare delle ospitate nel suo tour, ma è merito suo se la mia scrittura è più consapevole. Concato mi ha aiutato a rendere il mio racconto più coerente con la mia persona. Lo ringrazio ancora oggi».
Ritornando al tuo percorso musicale. Ci sarà anche un album?
«Si si, uscirà un album che si chiamerà “Sulla strada” e che vedrà la luce tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Inoltre, insieme alla mia squadra, stiamo pensando di fare anche un docu-film che parli delle morti sul lavoro, ma soprattutto che racconti di un prima, di un durante e di un dopo la pandemia. “Sulla strada” traccerà un racconto che parlerà di gioie e dolori, di vita e morte, e di tutti quei sentimenti ed emozioni che ognuno di noi vive».
Insomma, un progetto che va oltre alla musica, ma che può aiutare chi ha vissuto situazioni simili...
«L’idea è proprio questa. Sensibilizzare il più possibile l’argomento. La morte sul lavoro è un tema tremendamente attuale e poter parlare di ciò, attraverso l’arte, per colpire le coscienze, credo che sia un motivo di grande apertura, anche nel confronto delle istituzioni. La musica ci accompagna in ogni ambito nella nostra vita, la musica è centrale e può essere un veicolo importante per certi messaggi».