Iva Zanicchi: «Ho voluto chiamare questo disco ‘Gargana’, proprio in ricordo della mia infanzia»

La D’IVA della musica italiana

L’aquila di Ligonchio è tornata a volare e dopo una grande esperienza nella 72° edizione del Festival di Sanremo (qui se volete rivedere le pagelle della prima e della seconda serata), è tornata anche con un nuovo album dal titolo ‘Gargana’ (Luvi Records e distribuito da Believe Digital), che in dialetto sta per voce/voce forte. Il nuovo album di Iva Zanicchi è elegante, pieno e raffinato, proprio come lei, e al suo interno contiene ben sei inediti, come: “Voglio Amarti”, “Lacrime e buio”, “Amore mio malgrado”, solo per citarne alcuni e sette cover tra cui la sanremese “Canzone” di Milva e il capolavoro di Domenico Modugno “Vecchio frack”. 

“La notte dell’addio”, “Zingara”, “Ciao cara come stai”, “La riva bianca, la riva nera”, “Testarda io (la mia solitudine)”, “Ciao cara come stai”, “L’arca di Noè”, sono solo alcune delle meravigliose canzoni che la D’IVA della canzone italiana ha portato al successo in sessant’anni di carriera, e in questa intervista Iva Zanicchi si è raccontata a noi; tra la sua ultima partecipazione sanremese, il nuovo album, alcuni aneddoti sulla sua carriera e le sue amate barzellette.

La nostra intervista con Iva Zanicchi, la D’IVA della musica italiana fuori con ‘Gargana’

Ciao Iva, è passato un mese da Sanremo e un bilancio finale lo possiamo fare. Che Festival è stato questo per lei?

«Lo dico sinceramente, per me è stata un’esperienza molto positiva. Mi ripresentavo al Festival dopo tanto tempo. È stata una vera gioia tornare, poi non mi aspettavo quella standing ovation, è stata veramente esaltante. Ho cantato con il cuore e la gente mi ha ripagato, questo mi ha fatto molto piacere. Poi certo, il piazzamento è quello che è, non è che se non arrivi all’uva dici che è acerba. Non fa piacere arrivare in fondo alla classifica, ma quello che conta è l’apprezzamento della gente e quello, fortunatamente, c’è stato».

A Sanremo c’erano tantissimi artisti giovani, che rapporto ha avuto con loro?

«Ho avuto un ottimo rapporto dietro le quinte con quasi tutti gli artisti che hanno partecipato. Con i giovani però, ho avuto rapporto molto affettuoso e inaspettato. Io sono aperta, vado verso i giovani, sono nonna di due ragazzi di 23 e 19 anni, per cui amo i giovani e cerco di capirli. Lì è stato bellissimo perché ho avuto manifestazioni di grande affetto da loro. Addirittura un cantante, di cui non farò il nome, mi ha detto: “non pensavo che cantando si potesse fare un vibrato così” sarà l’età ho risposto (ride ndr). I ragazzi de La Rappresentante di lista mi hanno commosso, mi hanno inviato dei fiori in hotel, così, senza motivo. Sono stati veramente carini».

Lei è una recordwoman per il Festival, tra vittorie e partecipazioni. Qual è il Festival alla quale è più affezionata?

«Il Festival dove ho portato “La notte dell’addio”, perché lì ho vinto una battaglia durissima. L’anno prima venivo da un flop sanremese; mi bloccai, nonostante venissi dal successo di “Come ti vorrei”. Il Festival del 1966 era quindi la mia ultima spiaggia. Riuscì a convincere anche il mio discografico a farmi partecipare, lo supplicai. Lì ho dimostrato di potercela fare, anche se è stata durissima. Perché quando toccò a me e fu annunciato il brano, ci fu una sorta di rivolta, dal loggione sono partiti fischi, urla e pernacchie. Non capivo perché ce l’avessero con me, non riuscivo neanche a incominciare. Ricordo che c’era Mike Bongiorno che mi disse: “o inizi a cantare o ti sbatto fuori dal Festival”. Io però non potevo iniziare, anche perché “La notte dell’addio” è un brano molto dolce, quasi sussurrato».

E cosa successe poi?

«Alla fine però ce l’ho messa tutta e ho cantato con disperazione e grande grinta, che era quello che serviva al brano. Poi, quando sono uscita, sono venuta a sapere che la protesta non era contro di me, ma contro i Ribelli, che facevano parte del Clan e che si erano esibiti prima di me. Loro avevano contestato il Festival per l’eliminazione prematura di Celentano (con “Il ragazzo della via Gluck” ndr). Insomma, nonostante tutto ce l’ho fatta e ho dimostrato ai miei discografici che potevo esibirmi in una manifestazione come Sanremo. Questo è il Sanremo a cui sono più affezionata, anche perché poi sono arrivati i trionfi con Claudio Villa con “Non pensare a me”, Bobby Solo con “Zingara” e con il brano scritto da Cristiano Malgioglio “Ciao cara come stai”».

Iva Zanicchi e Claudio Villa – “Non pensare a me”

Per lei questo Festival è stato anche una rivincita visto ciò che successe con “Ti voglio senza amore”?

«“Ti voglio senza amore” era una canzone forte, forse con un testo che la gente non si aspettava da me. Forse se cantato da un’altra artista sarebbe passato il brano, ma non ne voglio parlare. In questo Festival ho voluto riportare l’amore, ma non ho portato una canzone erotica come in tanti hanno detto. Ho portato l’amore, perché l’amore è amore a qualsiasi età. I sentimenti sono essenziali. Io amo tutto, amo la gente, amo la natura. Io mi commuovo quando vedo fiorire le mie margheritine, per me quello è un miracolo! Così se all’età di 82 anni voglio portare l’amore, io canto l’amore».

Che poi, con le notizie di questi giorni, è anche utile parlare e cantare d’amore…

«L’amore può salvare il mondo! Adesso sembra anacronistico, ma se veramente si potesse arrivare al cuore dei potenti, al cuore di questi uomini che si credono Dio, sarebbe meglio. Noi siamo qui di passaggio, dobbiamo amare e rispettare questo nostro mondo. Invece, questi personaggi, che con tanta cattiveria vogliono sempre di più lo stanno distruggendo. Ovviamente la musica non può fare molto contro una guerra o minaccia nucleare, ma può essere una goccia importante».

Iva Zanicchi – “Voglio amarti” official video

Gargana è il suo ultimo album. Un progetto ricco e affascinante, proprio come lei. Cosa ci può raccontare di questo album?

«Gargana è una parola dialettale, che poi ho scoperto essere anche una parola portoghese che vuol dire “gola”. Però da noi, a Ligonchio, vuol dire “voce/voce forte”. Io dico “vociaccia” perché da bambina sentivo le amiche di mia mamma dire: “Eh ma che gargana”, che in italiano è: “Ma che voce, che voce potente che ha”. Da piccola cantavo sempre, e spesso mi sgridavano perché con la voce sovrastavo gli altri. Ho voluto chiamare questo disco ‘Gargana’, proprio in ricordo della mia infanzia e soprattutto perché sono legatissima alla mia mamma. È un disco che però non ha un filo conduttore se non l’amore».

Quest’album comprende degli inediti, ma anche cover immortali, ma quanto sente sue queste canzoni?

«Ci sono molte canzoni che ho cantato con amore e passione. La prima è ovviamente “Voglio amarti”, poi c’è “Lacrime e buio” dove racconto la rivalsa di una donna che ha patito e sofferto, ma che riesce a risorgere; poi c’è “Appunti di viaggio” che è una poesia scritta da Beatrice De Dominicis, e che racconta una storia tremendamente attuale. C’è anche un brano di Modugno, io ho una grande ammirazione per lui. Lo ritengo il vero innovatore della musica leggera italiana, poi c’è “Canzone” che, come fatto a Sanremo, l’ho scelta per omaggiare Milva. Poi c’è “Ghir enta” che è una canzone araba suonata con due bravissimi musicisti arabi. Nell’album è presente “Dove sei”, che è un brano dedicato a Lucio Dalla e scritto da Franco Ciani (ex marito di Anna Oxa ndr.),che purtroppo ci ha lasciato un paio di anni fa. Ho incluso questo brano perché oltre ad essere un bell’omaggio per Lucio, ho così potuto omaggiare anche Ciani. Poi ci sono canzoni più delicate e per finire c’è anche un “Vola colomba” che però non è il brano di Nilla Pizzi».

Cover – Gargana – Iva Zanicchi

Sui social in molti sono rimasti colpiti dalla sua grinta e dalla sua vocalità. Qual è il suo segreto?

«Credo che sia soprattutto un fatto di DNA. Ricordo che la nonna di mia madre cantava spesso; aveva una casa su una piazzetta nel vecchio paese e la gente si radunava per sentirla cantare. Aveva una voce potentissima ed è venuta a mancare molto anziana. Nella quotidianità poi sono abbastanza tranquilla, i super alcolici non lì bevo, al massimo, solo qualche bicchiere di vino; non fumo, perché così non danneggio la respirazione che è essenziale per un cantante e poi ho sempre dormito tanto, il sonno è salute per tutto, anche per la voce. Questi sono i miei consigli per vivere in modo sano e non solo per cantare!».

Di recente è uscito il singolo di sua nipote Virginia dal titolo “Sotto la luna”. Da Nonna-collega, cosa ne pensa del suo debutto discografico?

«Amo questa mia nipote, la amo perché è particolare. È molto intelligente e non è facilissima da capire. Un giorno lei mi ha detto: “Nonna io ci provo, ho inciso questa canzone e voglio divertirmi. Poi vediamo, anche perché vorrei diventare criminologa”, cosa centrino le due professioni non so. Comunque, sto per iniziare una tournee, così non mi faccio mancare niente, e le ho detto: “Tu vieni per qualche serata e canti gratis” e lei: “Nonna, ma io non canto gratis”. Eh, sapesse quanto ho cantato gratis io per incominciare, all’inizio avevo solo vitto e alloggio! Alla fine però le farò un bel regalo. Da nonna però mi auguro di vederla sposata, innamoratissima e felice, con dei figli e appagata nel lavoro. Questo è un mondo molto difficile, ma se vorrà fare la cantante ben venga».

Lei adora le barzellette, ma come mai?

«Amo le barzellette, anche se non sono più di moda e non le racconta più nessuno. Io però come posso le racconto, mi tengono di buon’umore. Se io, in un momento così difficile, posso strappare una risata sono felice».

Vuole raccontarne una per terminare con una risata questa intervista?

«Ci sono due amici un po’ attempati che si incontrano, uno confessa all’altro: “Senti, io non sono vecchio però, qualche volta, ho dei problemi. Ora vado in farmacia, mi hanno parlato bene di questo viagra e lo vado a comprare”. “Ma sei matto?” dice l’altro, “cosa cavolo vai a prendere, è sempre un farmaco! Però sai, c’è un rimedio naturale che ho sperimentato su di me, il pane. Tu devi mangiare tanto, ma tanto pane e vedrai che risolvi il problema”. Allora il signore che ha questo problema corre dal suo panettiere di fiducia, dove solitamente compra una pagnottina e ordina: “Cinque chili di pane!”. Il panettiere si gira e gli fa: “Oh, ma guarda che poi ti viene duro” e il cliente gli risponde: “Allora dieci chili!”».

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