Marco Rettani è una vera istituzione nel campo artistico musicale. Artista completo capace di emozionare con la sua penna. Autore di romanzi, biografie, libri sulla musica e di canzoni indimenticabili. A lui si deve la nascita di brani come “Un po’ come la vita” di Patty Pravo e Briga, “Ti porto a vivere” dei Nomadi, “Il coraggio di andare” di Laura Pausini, “Nel bene e nel male” di Matteo Faustini, “Quando ti sei innamorato” e “Luna piena” di Orietta Berti e dei suoi ultimi successi del 2023 scritti per Silvia Salemi, Marco Carta, Kimono e Le Deva (“Faro di notte”, “Supernova”, “Tempesta” e “Fiori su marte”), solo per citare alcuni brani di una discografia autoriale ricca di capolavori. Figura di spicco e di carisma nella musica italiana (premiato già al Premio Ravera), anche lui, come tanti big italiani, farà parte del Minturno Musica Estate 2023 (già presente l’anno scorso a Minturno e premiato). Di questo, della sua carriera, di aneddoti e curiosità anche future, la nostra intervista a Marco Rettani.
Tra arte, musica ed editoria. Ti possiamo considerare un artista completo, un artista a 360°?
Io credo che l’artista possa essere solo a 360°, poi il modo in cui si realizza può anche essere uno. Scrittura, musica, arte, recitazione, ma non c’è un artista che non sia sensibile a tutto. Io ad esempio, è difficile che mi cimenti in composizioni musicali, il mio X-factor è legato all’uso delle parole. Dai testi delle canzoni alla scrittura di romanzi e libri. Se uno è artista, lo è completo.
Passi dai romanzi come “La figlia di Dio” e “Non lasciarmi mai sola”, per poi passare alle biografie di artisti come Beppe Carletti e Marco Carta e per finire con “Canzoni nel cassetto” scritto con Nico Donvito. Un modo diverso per raccontare storie, da quelle d’amore, alle vite e per finire con le canzoni…
Il mio mondo è legato allo scrivere libri e canzoni. Sembrerebbero figli della stessa penna, ma in realtà non è così. La testa è completamente diversa. Il libro è come un mare immenso, dove tu, autore, porti il lettore in un mondo tutto tuo, dove devi iper-descrivere ogni cosa per fargli capire quella scena, quell’ambientezione o quei personaggi. Per una canzone invece non funziona così. Lì devi essere iper-sintetico e riuscire a raccontare una storia in pochi minuti. Due approcci diversi. Per quanto riguarda le biografie, spesso racconto di amici e racconto le loro storie attraverso chiacchierate fatte al bar o al ristorante. In quelle occasioni si diventa anche complici. L’amicizia che si genere nel realizzare una biografia, sfocia anche nella collaborazione su pezzi (come successo infatti con i Nomadi e Marco Carta ndr.). A me in realtà piace molto scrivere storie inventate, il problema è che oggi leggono in pochi e quindi gli editori non hanno molto interesse nel pubblicare libri di fantasia. Se io potessi, scrivere solo di romanzi, ma alla fine ci si adegua.
Parlando del tuo lato da autore invece, com’è cambiato il modo di lavorare in periodo dove si va avanti solo attraverso i singoli?
In realtà è migliorato. Alla fine l’autore guadagna con il singolo e spesso i singoli riempitivi di un album non hanno un grande successo. A meno che non parliamo di album di artisti importanti, come Ligabue o Vasco. Altrimenti, quei singoli vanno persi. Oggi, nel mercato discografico, c’è questa regola dell’uscita frequente di un singolo. Non c’è più un progetto di concept, se non alla fine e solo per i fan. Basti pensare anche al numero di brani pubblicati al giorno o a settimana. Spesso non si ha il tempo di lavorare ad un progetto. Anche il lato autorale è cambiato e basta vedere Sanremo. Dove per scrivere un pezzo, spesso ci sono diversi autori. Non è per visibilità, ma ormai le canzoni nascono così. Ogni persona dà un minimo apporto per realizzare un pezzo alla moda. Chi fa il ritornello, chi scrive l’intro ecc. Non è più il tempo dei Mogol-Battisti.
L’anno scorso sei stato premiato al Minturno musica Estate, quest’anno tornerai su quel palco. Ma quanto sono importanti questi eventi?
L’anno scorso sono stato premiato con Il Premio Speciale Minturno D’autore e quest’anno torno per premiare il grande Carlo Marrale. Sarà una sorta di passaggio del testimone. L’evento realizzato da Pasquale Mammaro è enorme, con un cast degno di un Sanremo 2.0. Questi eventi, come anche il Premio Ravera, servono alla musica per diffondere cose belle e buona musica. Pasquale ha realizzato una kermesse veramente importante.
Che rapporto hai con Pasquale Mammaro?
Ho il privilegio di essere un buon amico di Pasquale. Noi ci sentiamo spesso e parliamo di tutto, soprattutto di musica. Ci frequentiamo con le famiglie e le giornate passate con Pasquale sono fantastiche. Lui è una miniera di notizie e informazioni legate alla musica italiana. Da quando è bambino gira in questo ambiente e conosce tutti. Frequentare Pasquale è una crescita continua, ti stimola e ti migliora sotto l’aspetto professionale.
Ritornando sul libro “Canzoni nel cassetto”, c’è una tua canzone che è rimasta nel cassetto?
Nel primo capitolo parlo di “Un po’ come la vita”, il brano che poi Patty Pravo portò al Festival di Sanremo insieme a Briga. All’inizio rimase chiusa in un cassetto, doveva uscire anche con Luisa Corna, poi un paio di volte sembrava che potesse arrivare la svolta ed essere pubblicata, ma per altre situazioni non è mai potuta uscire. Rimane inedita e ferma per diversi anni. Un giorno però, Patty Pravo doveva presentare un brano per Sanremo, un brano di Ivan Cattaneo “La carezza che mi manca”. Alla fine il brano però non fu scelto. Bisognava in fretta trovare una canzone o Nicoletta non avrebbe potuto partecipare alla kermesse. Alla fine, facemmo ascoltare a Baglioni e alla commissione il provino di “Un po’ come la vita” e incredibilmente la scelsero e partecipò a Sanremo nel 2019. Una sorpresa enorme, ma come per me, tanti sono i brani chiusi in un cassetto e che sono stati recuperati. Anche pezzi che hanno fatto la storia come “Io vagabondo” o “Almeno tu nell’universo”. Con Nico abbiamo fatto un lavoro enorme e non finisce qui…
Ci sarà quindi un altro lavoro con Nico Donvito?
Esattamente e sarà molto più grande e approfondito. Sarà un lavoro di ricerca e che racconterà anche la società attraverso la canzone italiana.