Mirko Dettori è Sior Mirkaccio: cranio glabro, baffi ottocenteschi, pallore lunare e occhi azzurri segnati con la matita nera. Conosce centinaia di canzoni a memoria, tra cafè chantant, swing italiano, night club, storia del jazz, rock’n’roll, music hall, traditional blues, country e gospel. Alla fisarmonica e al pianoforte è in grado di cantare per ore donandosi completamente al pubblico. Lo possiamo trovare nei panni di uomo forzuto, ipnotizzatore o donna baffuta, dietro a una consolle maneggiando vecchi dischi, o davanti a un microfono conducendo spettacoli di Varietà Burlesque e show radiofonici. Scrive canzoni ironiche e drammatiche ispirandosi alle forme tipiche della canzone italiana della prima metà del ‘900 e contaminandole col suo stile inconfondibile dato da una vita di ascolti variegati e di alto livello. Frequenta da sempre concerti di musica classica e jazz, bazzicando negozi di dischi da dove può uscire con album di Piero Umiliani, Elvis Presley, Edgar Varese, Duke Ellington e Ornette Coleman.
Con la soubrette e costumista brasiliana Madame De Freitas ha creato La Conventicola Degli ULTRAMODERNI, locale cult di Roma dove fino all’alba si può assistere ai loro spettacoli musicali e a numeri di Burlesque accompagnati dal vivo da Mirkaccio col suo ULTRA complessino. La sua è una musica con armonie anche molto complesse, che sono tuttavia orecchiabili e incredibilmente “avvolgenti”. Per chi ascoltando, vuole seguirne il sottotesto, il non detto, si apriranno scenari ancora diversi di inimmaginabile raffinatezza. Oggi incontriamo Sior Mirkaccio, che si racconterà per noi e chissà, magari ci svelerà qualcosa di più della “misteriosa “Madame De Freitas.
Perché Conventicola degli Ultramoderni?
«Ultramoderno, significa oltre il moderno, perché non ci interessa. Oggi si respira una forte decadenza, se prima il moderno aveva in sé la speranza del progresso del futuro, oggi invece desta preoccupazioni. C’è un regresso purtroppo e la virtù della modernità, è venuta a mancare. Il concetto di modernità nella società contemporanea è superato, oggi è come se ripartissimo da un altro punto della storia, oltre la modernità. Attingendo dal passato, ai primi del Novecento le nostre ispirazioni, ci riportano a quel periodo della nostra infanzia a cui siamo legati affettivamente quando i nonni erano ancora in vita, un passato epico e simbolico. La Conventicola è una soluzione virtuosa ai patemi della postmodernità. Conventicola, è un termine di fantasia, altisonante e autoironico, noi in realtà, siamo inclusivi ed è un modo di prendersi un po’ in giro. Il nome sottolinea l’esclusività anche di chi viene. Dal 2016 è il luogo che incornicia i nostri spettacoli, è dove ci sentiamo liberi di frequentare ed ingaggiare le persone con cui ci troviamo in sintonia, artisticamente e umanamente».
Perché il Varietà?
«Il Varietà è uno spettacolo in cui gli artisti si alternano sul palco, ognuno con la propria abilità e la propria creatività, non è uno spettacolo di teatro in cui gli attori interagiscono, ma uno spazio in cui ognuno è libero di esprimersi da protagonista, senza sottomettersi a copioni e senza doversi sobbarcare le incapacità altrui. Nel Varietà le diversità estetiche, sessuali o etniche sono risorse e vengono valorizzate e messe in scena, senza che nessuno si sogni di volerle livellare, omologare o ignorare. Per queste ragioni penso all’ULTRAMODERNITA’ come a una soluzione virtuosa e possibile ai patemi della Post-Modernità, individualismo, precarietà e omologazione».
Quindi è sbagliato pensare che il vostro sia un “revival”?
«Quello che stiamo facendo non è un Revival, viviamo perfettamente il nostro tempo, ma per creare la bellezza e l’astrazione utilizziamo i linguaggi di altre epoche».
È la “casa” della tua musica?
«La mia casa e di Madame de Freitas. È la casa di tutti gli artisti che negli anni hanno trovato un luogo dove esibirsi, la casa di un pubblico che trova da noi qualcosa che mancava nella loro vita.Chi viene da noi può venire solo o in compagnia potendo divertirsi senza stupida euforia o volumi alti. Da noi si sta seduti al tavolino rotondo e ci si può relazionare. Ci sono persone che si uniscono durante le serate, ci si sceglie. Ci si può aggregare, liberamente».
L’ultimo singolo uscito da poche settimane è Panoramas, ci racconti?
«Panoramas è una colonna sonora estiva per momenti di romantica allegria al tramonto. Un lago dai riflessi argento, le barchette che a quell’ora escono a pesca di coregoni, nel mezzo del golfo si vede rientrare un gommoncino con a bordo una coppia. Lui la guarda guidare e le dedica questa canzone. Scritta per Damiana, la mia morosa, durante le vacanze sul Lago di Garda nel 2019, nasce durante una pigra suonata domestica da un tema improvvisato che ho deciso di fissare, anche perché a lei è piaciuta da subito. Dapprima ho scritto il testo in italiano: volevo un testo ermetico e ispirandomi a Jim Morrison scrissi le prime righe “panorami complessi, oibò”; con Damiana ridacchiammo per questa ispirazione e di questo ermetismo, giacché il testo non è altro che una cartolina delle nostre vacanze, anche se di fatto cela diversi significati. “Panorami complessi” erano ciò che scrutavamo in un momento difficile della nostra relazione per cui non sapevamo cosa ci sarebbe accaduto al rientro dalle vacanze. Sebbene fossimo sul Garda cito il “Lago di Co” e i suoi rami, questo per diversi motivi: la rima con oibò, l’ermetismo per cui non dichiarare il luogo effettivo, il bivio rappresentato dai rami del Lago di Como e infine, perché in quel periodo mi ero sottoposto a una operazione alle corde vocali che mi costrinse a qualche giorno di mutismo fino a che provai per la prima volta la nuova voce, leggendo i primi paragrafi de I Promessi Sposi».
Mirkaccio, chi è la misteriosa ed affascinante Madame De Freitas?
«È impossibile e inutile cercare di sapere di più della “Divina” Madame De Freitas, l’alone di mistero che l’avvolge è impenetrabile, profumato e leggero come un boa di piume. Amatela senza chiedere di più».
A cosa stai lavorando?
«A tanto, come sempre. C’è un disco, tanti brani inediti e un libro. La creatività non conosce tregua e benché la Conventicola degli ULTRAMODERNI, sia chiusa nel mese di agosto, sul lago come sempre, avrà libero arbitrio».
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